Quello degli expat è un fenomeno di emigrazione sta caratterizzando l’Italia dell’ultimo decennio, un’esodo che si riflette in tanti elementi socio-economici.
Gli italiani alla ricerca di migliori opportunità all’estero sono sempre di più, e gli ultimi dati sono davvero significativi. L’emigrazione, perciò, non può più essere vista solo come un’eccezione, ma in effetti si sta affermando come una realtà sempre più comune e diffusa, specialmente tra i giovani.
Dal 2007, il numero degli italiani che decidono di lasciare il Paese è aumentato in modo esponenziale, superando di gran lunga i tassi di emigrazione degli anni ’50. Questo aumento è stato alimentato da molteplici fattori, ma la crisi economica del 2011 ha sicuramente dato una spinta decisiva. Secondo le stime fornite dall’Istat, tra il 2011 e il 2021 ben 377mila giovani hanno lasciato l’Italia per cercare fortuna in altri Paesi europei. La Fondazione Nord Est, però, pone la questione sotto una luce diversa: i numeri esatti potrebbero essere almeno tripli, poiché molti emigranti non si registrano all’estero, rendendo complicata la quantificazione dell’emigrazione.
Non si tratta solo di un trasferimento geografico; questa emigrazione è un’evidente conseguenza di stipendi stagnanti e di condizioni lavorative sempre più insoddisfacenti. L’Italia, infatti, è l’unico Paese occidentale dove i salari medi hanno visto una diminuzione negli ultimi trent’anni. Quindi, molti giovani si trovano costretti a lasciare il loro Paese natale in cerca di opportunità lavorative più gratificanti e di un futuro più promettente.
Molti emigranti raccontano storie di vita ricche di esperienze e di opportunità nuove. Silvia, 38 anni, ex designer a Milano, ha trovato una nuova vita a Zurigo. Qui, il suo stipendio è aumentato considerevolmente e la qualità della vita è migliorata in modo netto. “Quando vivevo a Milano, guadagnavo 1300 euro al mese e facevo fatica a sbarcare il lunario,” confida. Oggi riesce finalmente a viaggiare e a pensare a un futuro sereno, come la costituzione di una famiglia: “Penso di avere figli, il che in Italia sembrava impossibile.”
Ma il successo di Silvia rispecchia una tendenza più ampia. Anche Fulvio, un maestro di Roma, ha trovato il suo equilibrio a Bruxelles, dove ha riscosso tempo libero e una qualità di vita superiore. “Lavoravo tre posti, ero sempre di corsa; ora, finalmente, posso dedicarmi alle mie passioni,” racconta. Queste esperienze comuni delineano un quadro in cui molti italiani sono disposti a lasciare la loro patria in cerca di condizioni più favorevoli.
Il fenomeno dell’emigrazione non colpisce solo i giovani in generale, ma tocca anche le cosiddette “eccellenze”, ovvero i laureati e i professionisti altamente qualificati. Si stima che siano oltre 680mila gli italiani di talento presenti nelle principali nazioni europee. Questa fuga di cervelli ha un costo elevato per l’Italia: tra il 2011 e il 2021, il prezzo dell’esodo è ammontato a circa 38 miliardi di euro, un impatto quasi equivalente a due punti di PIL.
Ci sono motivazioni solide dietro alla scelta di non tornare: “In Francia, per fortuna, ho trovato un ambiente accogliente e lucido. Lì, gli investimenti nella ricerca sono considerevoli,” osserva Antonio Montefusco, professore di letteratura medievale. L’assenza di sostegno per la ricerca e per le famiglie in Italia fa sì che molti professionisti scelgano di restare all’estero, dove non solo i servizi sono migliori, ma anche le opportunità di carriera sono più ampie e redditizie man mano che il tempo passa.
La storia di Andrea Zappalà, un giovane imprenditore siciliano, evidenzia come l’innovazione e la voglia di mettersi in gioco possano prosperare lontano da l’Italia. Trasferitosi a Bruxelles con la sua compagna, ha aperto una pizzeria e ha trovato un sistema che supporta la crescita delle piccole imprese. “In Italia, ci scontriamo con burocrazia e stipendi irrisori, mentre qui abbiamo trovato sostegno immediato,” racconta Andrea. La capitale belga ha dimostrato di essere un fertile terreno di opportunità e sviluppo.
Giovanni Carlini, un esperto nel settore sportivo, spiega come l’atteggiamento italiano verso la legalità e l’evasione fiscale possa impattare negativamente la crescita economica. “La lotta all’evasione e le nuove politiche non sono mai realmente partite nel nostro Paese; qui, in Germania, le cose sono diverse, e le opportunità sono concrete.” La prospettiva di italiani come Giovanni evidenzia la sensazione di stagnazione che avvolge il Paese mentre altre nazioni si muovono in avanti con decisione.
Il fenomeno dell’emigrazione italiana, quindi, si dimostra un argomento complesso ma di fondamentale rilevanza, capace di far emergere realtà non sempre positive nel contesto italiano. Una situazione che merita attenzione, così come merita uno sguardo critico a tutto ciò che avviene attorno a chi decide di partire e cercare fortuna all’estero.
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