La tensione commerciale tra Cina e Unione Europea ha subito un’accelerazione significativa. Con l’entrata in vigore dei dazi sull’importazione di auto elettriche cinesi, è esplosa una reazione che ha portato Pechino a muoversi su più fronti, inclusa un’azione ufficiale nei confronti dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.
Questo scontro non è solo una questione di numeri e colpi bassi, ma rappresenta ora anche un potenziale cambiamento negli equilibri del mercato mondiale delle auto elettriche. La Cina ha deciso di ribadire la sua opposizione ai nuovi dazi introdotti dall’Unione Europea sui veicoli elettrici importati.
Secondo quanto affermato dal ministero del Commercio, il paese si sente “costretto” a difendere gli interessi dello sviluppo dell’industria dei veicoli elettrici. Dopo aver esaminato attentamente la situazione, Pechino ha presentato una formale contestazione al WTO, sottolineando che i dazi sono percepiti come una forma di protezionismo commerciale, mascherata da operazione di “compensazione” antisussidi. Gli alti funzionari cinesi affermano che questi provvedimenti sono ingiustificabili e violano le regole di libero scambio stabilite a livello internazionale.
Il portavoce del ministero ha sottolineato come la Cina, nonostante le molte lamentele giunte da vari soggetti, tra cui i governi europei e l’opinione pubblica, sia determinata a proseguire su questa strada. In un’epoca in cui il mercato delle auto elettriche sta vivendo una crescita senza precedenti, secondo le autorità cinesi è fondamentale che gli scambi commerciali avvengano in un clima di equità e rispetto reciproco.
Con l’entrata in vigore dei nuovi dazi, Bruxelles ha chiaramente fatto sapere di essere pronta a difendere l’industria europea delle auto. Ma quali sono esattamente le misure adottate? Le tariffe imposte variano a seconda dei produttori. Per esempio, i modelli Tesla provenienti da Shanghai vedranno un sovrapprezzo del 7,8%. D’altro canto, le auto elettriche prodotte da BYD subiranno un aumento del 17%, Geely del 18,8% e Saic, addirittura del 35,3%. Questa struttura tariffaria è destinata a creare un impatto significativo sul mercato, non solo in Europa ma anche a livello globale.
In aggiunta, è bene evidenziare come altri produttori, che hanno collaborato con le autorità europee, si troveranno a fronteggiare una tassa del 20,7%. La somma dei nuovi dazi è impressionante e, considerando anche il preesistente obolo del 10%, il totale tocca l’ineterruttibile cifra del 45%, destinata a rimanere in vigore per cinque anni.
Da parte sua, la Cina non è rimasta a guardare. Infatti, Pechino ha deciso di avviare indagini sui sussidi europei relativi a determinati prodotti. Non solo, il governo sta pensando di aumentare le tariffe per le auto di grossa cilindrata, portandole dal 15% al 25%. Le tensioni non si limitano ai veicoli elettrici, con l’Unione Europea che sta esaminando anche i sussidi cinesi riguardanti i settori dell’energia rinnovabile, come i pannelli solari e le turbine eoliche.
Ma non è solo l’Europa a muoversi in questo terreno. Anche il Canada e gli Stati Uniti hanno optato per l’adozione di tariffe significative, che arrivano al 100% sulle auto elettriche cinesi. È chiaro quindi che la partita si gioca su scala globale, con l’obiettivo di salvaguardare le industrie nazionali potenzialmente danneggiate da queste misure ecologiche, ma di dubbio valore economico. La direzione che questa guerra commerciale prenderà nei prossimi mesi è un aspetto da seguire con grande attenzione, poiché le ripercussioni economiche potrebbero influenzare non solo le politiche commerciali, ma anche gli investimenti nel settore delle auto elettriche a livello mondiale.
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