Progetto Happiness è un’iniziativa affascinante che esplora il concetto di felicità attraverso il mondo. Fondato nel 2019 da Giuseppe Bertuccio d’Angelo, un reporter curioso e intraprendente originario di Messina.
Questo progetto invita a riflettere su una domanda semplice ma profondamente complessa: “Cos’è la felicità?” Attraverso viaggi, avventure e incontri con culture diverse, Giuseppe raccoglie storie e testimonianze che mostrano le molteplici sfumature della felicità, contribuendo a un mosaico di esperienze uniche. Di recente, abbiamo avuto l’opportunità di intervistarlo per scoprire di più sul suo viaggio e le sue scoperte.
Se vi chiedessero di definire la felicità, che cosa rispondereste? Questa domanda ha dato vita a Progetto Happiness, un percorso affascinante avviato nel 2019 da Giuseppe Bertuccio d’Angelo, un giovane reporter che a solo 30 anni ha già collezionato esperienze incredibili. Questo progetto ha come obiettivo quello di indagare e capire come varia il concetto di felicità da una cultura all’altra, ma anche come cambia nel corso della vita di una persona. Giuseppe, quindi, si è lanciato in un’avventura che lo ha portato a visitare luoghi straordinari e a incontrare persone che hanno storie da raccontare, tutte legate da un comune denominatore: la ricerca della felicità.
Durante il nostro incontro, Giuseppe ci ha parlato di uno dei suoi viaggi più significativi, quello in Corea del Nord. Tale esperienza è stata non solo emozionante ma carica di sfide. Infatti, lui è partito come turista in un paese governato da una struttura politica così rigida e inaccessibile, per poi tornare con reportage che offrono uno sguardo inedito sulla vita quotidiana dei nordcoreani. Attraverso il suo lavoro, spera di trasmettere al pubblico non solo una situazione sociopolitica, ma anche delle emozioni di ciò che significa per quelle persone essere felici, malgrado le limitazioni imposte dal regime.
Nel corso della nostra chiacchierata, Giuseppe ha rivelato come Progetto Happiness sia una realtà molto più complessa e dinamica rispetto a quanto si possa immaginare. A oggi, il team di Giuseppe è composto non solo da lui stesso, ma anche da videomaker e collaboratori di vario tipo, tutti uniti dall’intento di comunicare le storie di felicità nel mondo. È davvero interessante vedere come questi professionisti si uniscano per raccontare esperienze che, sebbene distanti e diverse, rispondono a una stessa esigenza umana: quella di cercare momenti di gioia e sereno.
Giuseppe ha raccontato di come ogni viaggio porti con sé dei tesori inaspettati, che vanno al di là delle semplici immagini e video. Ha condiviso con noi oggetti e memorabilia recuperati dai suoi reportage, tra cui un volume di “Guerra e Pace” trovato in una casa distrutta dalla guerra in Ucraina. Questo libro, un simbolo di un’epoca e di una vita diverse, rappresenta perfettamente la missione di Giuseppe: raccontare storie che, nel loro complesso, parlano non solo di felicità, ma anche di resilienza e umanità di fronte alle avversità.
Il lavoro di Giuseppe non si limita soltanto a scattare foto o a girare video; si tratta di un impegno nel documentare e dare voce a storie che meriterebbero di essere raccontate. Attraverso ogni incontro, ogni avventura e ogni reportage, cerca di comunicare messaggi universali sulla felicità e sulla condizione umana. Dalle tradizioni di piccoli villaggi ai racconti di persone dai percorsi di vita straordinari, ogni esperienza raccolta nella sua missione è un riflesso dell’essenza di ciò che significa vivere.
Nell’epoca di internet e dei social media, c’è un crescente bisogno di autenticità. La capacità di Giuseppe di connettersi veramente con le persone e di raccogliere storie genuine offre un’opportunità unica: quella di capire che la felicità, benché percepita in modo diverso in ogni angolo del mondo, è una condizione universale. Le sue narrazioni sono una celebrazione della diversità culturale e delle esperienze umane che, in fondo, ci uniscono tutti, ricordandoci che la ricerca della felicità è un viaggio che vale la pena intraprendere, sempre.
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