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Luca Barbareschi racconta la sua vita, quell’addio alla moglie

Luca Barbareschi è un personaggio noto nel mondo del cinema e dello spettacolo, in un’intervista ha parlato di alcuni particolari legati al suo passato.

Sapete il motivo dell’addio alla moglie? Lo ha confessato lui dimostrandosi ancora una volta persona trasparente e senza peli sulla lingua.

Al Corriere della Sera ha svelato su Lucrezia Lante della Rovere: “Ci desideravamo pazzamente. Quando se n’è andata mi è crollato il mondo addosso. Per lei avevo lasciato mia moglie incinta della terza figlia. Oggi per me Lucrezia è come una figlia”. 

Racconta anche un’altra storia d’amore: “Stavo con un’attrice americana molto famosa e bella come il sole. Mi ero rotto le scatole. Avevo una Jaguar Cabrio e le chiesi di scendere per vedere se funzionassero gli stop. Le lanciai la borsetta e ripartii lasciandola lì”. 

Quando gli parlano dei sentimenti poi specifica: “Sono come Cyrano, con i miei figli e con le donne che amo. Chiedo scusa quando ho sbagliato”. Nonostante queste parole specifica: “Ho un ottimo carattere. Ero arrogante, ora meno il mondo è pieno di imbecilli e ho imparato a stare zitto. Beh quasi”.

Le parole di Luca Barbareschi

Luca Barbareschi racconta anche di aver avuto dei colloqui con un sensitivo, Gustavo Rol, che gli aveva presentato sua madre: “Diceva che facevo muovere il tavolino, che avevo delle capacità medianiche. Ma io volevo le coccole non fare il mago Zurlì”. Poi aggiunge: “Ho visto trionfi e disastri, ormai mi fido soltanto della mia veggente di Torino”.

Le parole di Luca Barbareschi (ANSA) NuovoTeatroAriberto.it

Sul padre racconta di una lite molto accesa quando aveva 18 anni e l’uomo lo spinse a partire verso l’America per fare soldi, ma una volta firmato per 2 miliardi di lire il primo contratto con Silvio Berlusconi specifica Barbareschi: “Alzò le spalle e disse cosa avrei fatto poi? Aveva ragione. I soldi non sono mai stati un metro di paragone. Lui era un grande papà”. 

Uomo dal quale ha imparato come fare il genitore e a dire tanti no anche se si ritiene generoso. Ma ai suoi figli vuole insegnare la cultura del lavoro e non delle strategie per arrivare prima col minimo sforzo.

C’è spazio anche per l’abbandono della madre quando aveva solo sei anni: “Si era innamorata di un altro e portò con lei mia sorella. Spiritosa però, perché mi regalò “Cent’anni di solitudine”. Da allora in ogni libro cerco di capire cosa le sia passato per la testa mollandomi così. Io non potrei mai, i miei figli piccoli li bacio e li ribacio, non sopporterei l’idea di non rivederli”.

Matteo Fantozzi

Giornalista pubblicista dal 2013 è laureato in storia del cinema e autore di numerosi libri tra cui “Gabriele Muccino il poeta dell’incomunicabilità” e “Gennaro Volpe: sudore e cuore”. Protagonista in tv di trasmissioni come La Juve è sempre la Juve su T9 e Il processo dei tifosi su Teleroma 56.

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