Il linguaggio colloquiale italiano è ricco di espressioni curiose e affascinanti. Una di queste è “manca un venerdì”, usata per descrivere comportamenti poco convenzionali. Probabilmente ti sei chiesto da dove proviene questo modo di dire così colorito e cosa significhi esattamente.
Scopriamo insieme le origini e l’evoluzione di questa espressione che, sebbene sembri leggera, porta con sé un bagaglio di significato che affonda le radici nella cultura e nelle tradizioni del nostro Paese. Per addentrarci nel significato dell’espressione “gli/le manca un venerdì“, è indispensabile analizzare l’importanza di questo giorno sotto diverse angolazioni. Il venerdì, in molte tradizioni, è considerato un giorno di riflessione, un momento per prepararsi spiritualmente al fine settimana.
Nella religione cristiana, infatti, è legato alla Passione di Cristo, un evento che invita la comunità a una contemplazione profonda e a gesti di penitenza. Questo legame permette di comprendere perché una persona considerata “eccentrica” possa essere descritta con questa espressione. L’eccentricità, si sa, può anche evocare l’immagine di qualcuno che non segue le norme sociali o che si mostra un po’ al di fuori della norma.
“Manca un venerdì” tra astrologia e cultura popolare
Inoltre, la cultura popolare ha associato il venerdì con la figura di chi è nato prematuro. Le credenze tradizionali sostenevano che questi individui, considerate “incomplete“, “mancassero” di qualche sabato, chiaro riferimento al fatto che vivono una sorta di realtà un po’ distaccata rispetto al consueto fluire degli eventi. Insomma, il venerdì non è solo un giorno della settimana: è il simbolo di una riflessione collettiva, di un dialogo intra-comunitario che sembra sfuggire a chi si comporta in modo strano.
Se guardiamo a un’altra dimensione, il venerdì è anche collegato all’astrologia e al pianeta Venere, simbolo di amore e bellezza. Non avere un “venerdì” potrebbe quindi suggerire che a quella persona manchi l’armonia, una sorta di disarmonia interiore nella quale ci si potrebbe trovare smarriti. Così, il detto “gli/le manca un venerdì” diventa un modo per etichettare chi ci sembra un po’ al di fuori del giusto equilibrio, come se avesse saltato una fase importante di comprensione di se stesso.
Un significato più profondo e legami con la cultura popolare
Un’altra lettura di questa affascinante espressione ci porta ad esaminare la vita di villaggio, una vita comunitaria scandita dai giorni e dalle abitudini delle persone. Il venerdì, storicamente, era il giorno in cui i mercati locali si animavano, le persone si riunivano per scambiare, gossip e notizie. “Mancare un venerdì” potrebbe quindi essere indicativo di quella sensazione di non essere aggiornati, di non sapere cosa succede nel proprio ambiente.
Questa espressione ci parla di una sorta di esclusione sociale, della difficoltà a mantenere contatti con il proprio gruppo, e questo rende “il venerdì” una sorta di rappresentazione delle relazioni interpersonali. Le persone che sono un po’ “fuori dal giro” possono essere percepite come isolate, lontane dalle conversazioni comuni e dalle tendenze che animano la vita quotidiana. Così, il modo di dire diventa anche un modo divertente per sottolineare una mancanza di connessione con il mondo intorno.
Oggi, la frase è entrata nel linguaggio comune in modo più generico, diventando un modo per indicare atteggiamenti eccitanti o perlomeno poco convenzionali. Anche se il significato religioso e tradizionale è andato un po’ in secondo piano, l’espressione mantiene ancora una leggera connotazione di giudizio, che sebbene a volte venga usata in modo giocoso, risponde a un’esigenza sociale di classificare e definire comportamenti che si discostano da quelli usuali. Eppure, l’uso quotidiano di “mancare un venerdì” offre uno scorcio sul dinamismo del linguaggio e sulla continua evoluzione del senso comune.