Paolo Sorrentino torna a parlare del suo nuovo film, Parthenope, e svela alcuni particolari che stuzzicano la curiosità del pubblico.
Il film sarà presentato in anteprima internazionale alla 77esima edizione del Festival di Cannes dove sarà in Concorso per provare a vincere la Palma d’oro. C’è grande attesa di giuria e fan.
Il regista ha rilasciato una lunga intervista a Variety dove ha spiegato alcune cose legate al film: “Come tutti i registi faccio sempre i conti di quanti film ho dentro di me. E pensare a quali film mi restavano da fare, a partire da È stata la mano di Dio, ho cominciato a scegliere quelli che puntavano all’essenza di quello che mi interessa. Questo è il processo”.
Ha aggiunto: “In È stata la mano di Dio mi interessava descrivere la giovinezza e ho continuato con quest’altra cosa che mi interessava e cioè parlare della mia giovinezza mancata. L’abbandono, la spensieratezza che si ha da ragazzi è qualcosa che mi è sfuggita, quello che sognavo soltanto. Quindi volevo parlare di una giovinezza sognata, più di quella vissuta come ho fatto appunto in È stata la mano di Dio”.
Su Parthenope poi Paolo Sorrentino ha specificato: “Nel pensare a un eroe moderno mi è venuto naturale che questo fosse un’eroina, non un uomo, per moltissime ragioni. Perché trovo che il viaggio compiuto dalle donne oggi sia molto più eroico di quanto lo fosse l’epico ed eroico viaggio dell’uomo in passato. Si tratta del grande viaggio verso la libertà che le donne hanno messo in moto oggi, ma che viene da molto lontano. Si tratta di un viaggio epico e pieno di ostacoli e pregiudizi”.
La protagonista del film è di Napoli come il regista: “una calamita, perché ho un rapporto di vicinanza e fuga con Napoli. Come tanti altri napoletani ci ho vissuto, me ne sono andato e ho cercato di tornare. E leggendo grandi scrittori capisci che la vicinanza e la fuga sono grandi constanti della vita sentimentale di un individuo, quindi la mia è una storia d’amore con Napoli”.
Parole importanti le ha spese anche per Stefania Sandrelli: “È stata scelta non per rendere omaggio ai giorni di gloria del cinema italiano, ma perché conserva ancora quel dolore imperscrutabile che si prova da adolescenti che probabilmente ha avuto come persona e che vive ancora oggi”.
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