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Perché abbiamo inventato i mostri? Scopri l’origine e il significato di vampiri e zombie

L’argomento dei mostri come vampiri, zombie e fantasmi è da sempre fonte di fascino e curiosità. Queste figure, che permeano le leggende, la cultura pop e l’immaginazione collettiva, non sono semplicemente invenzioni spaventose.

Esse si radicano in paure ancestrali e necessità culturali, offrendo spunti per riflessioni più profonde sulla vita e la società. Ma cosa ci spinge a creare tali mostri? Analizziamo le origini e i significati di queste creature attraverso il tempo e lo spazio.

La figura del vampiro, con il suo fascino oscuro e la persistente avversione per la luce, si origina in gran parte nell’Europa orientale, in paesi come la Romania e l’Ungheria. Ma dietro questa cinematografica immagine si nascondo condizioni mediche che possono aver contribuito a forgiarne il mito. La protoporfiria eritropoietica è una malattia rara che provoca una forte sensibilità alla luce e può avere conseguenze spiacevoli per chi ne soffre, come ustioni e ferite. La pallidità di chi ne è affetto, combinata con la necessità di evitare il sole, potrebbe aver influenzato l’immagine classica del vampiro pallido, che emerge di notte per nutrirsi del sangue degli innocenti.

Sebbene le spiegazioni scientifiche siano affascinanti, non si può ignorare l’aspetto antropologico di queste creature. I vampiri rappresentano le paure collettive riguardo all’ignoto e alla morte, fungendo da simboli di ciò che non comprendiamo. Le leggende raccontano di creature che tornano dalla morte per tormentare i vivi, e questo riflette il timore ancestrale del ciclo della vita e della decadenza fisica. Attraverso i secoli, i vampiri hanno continuato a evolversi in cultura pop, ma le loro radici si mantengo in profonde paure umane, trasformandosi in critiche sociali e domande esistenziali.

Zombie: possiamo trovare noi stessi?

Passando alla figura degli zombie, essi possiedono un’origine culturale ricca, che affonda profondamente nei riti e nella spiritualità haitiana. Secondo le tradizioni voodoo, gli zombie non sono semplici morti viventi, ma individui privati della propria volontà a causa di pratiche magiche, spesso orchestrate da uno stregone noto come bokor. Qui, il termine “zombie” trae origine dalla parola africana “nzambi”, che significa “spirito” o “anima”. La narrazione degli zombie, quindi, diventa una potente metafora sulla schiavitù e la perdita dell’autonomia.

Nella cultura contemporanea, gli zombie hanno acquisito un nuovo significato, rappresentando la paura del decadimento sociale, della perdita di umanità e le ansie che pervadono la società moderna di fronte a catastrofi naturali o crisi esistenziali. Attraverso il loro ritorno dall’aldilà, gli zombie pongono interrogativi su cosa significhi essere umani e su come affrontiamo il futuro. Questa dualità, quindi, li rende simboli di un’epoca in continua mutazione, in cui le ansie collettive si manifestano attraverso le storie di questi esseri disturbanti.

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Mostri e società: un riflesso delle paure collettive

I mostri, che si tratti di vampiri, zombie o fantasmi, giocano un ruolo significativo nel tentativo delle culture di dare un volto alle paure e alle incertezze condivise. Ad esempio, l’emanazione del vampiro dalle malattie contagiose rispecchia frustrazioni profonde nei confronti della mortalità, mentre lo zombie simboleggia la mancanza di identità. Contrastare la paura attraverso queste figure consente alle società di esplorare temi più profondi come il confine tra “umanità” e “non umanità”.

La filosofia della paura proposta da Noël Carroll ci invita a riflettere su cosa significhi realmente essere umani. Gli esseri mostruosi spingono a riconsiderare la moralità in situazioni inaspettate e difficili. Allo stesso tempo, gli studi sociali di Graeber e Wengrow sottolineano come queste narrazioni non siano solamente fantasie, ma strumenti di coesione sociale e organizzazione politica. La creazione di miti e storie su mostri e spiriti contribuisce in modo significativo alla gestione delle dinamiche comunitarie e alla definizione di diritti e doveri all’interno di una cultura.

Nel passato, le credenze in queste figure mostruose hanno svolto un ruolo catartico, offrendo spunti per negoziare il comportamento morale. Con un sistema di “moralità orizzontale”, le comunità si sono unite nella creazione di storie e leggende per affrontare le sfide quotidiane, mantenendo una certa etica senza dover necessariamente ricorrere a strutture gerarchiche oppressive. In questo modo, i miti fungono da elemento centrale nel mantenimento dell’ordine sociale e della riflessione collettiva.

Clarissa Missarelli

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