In Italia sono in crescit sia i Disturbi Specifici dell’Apprendimento che il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattivi.
Questi dati, provenienti da fonti ufficiali come ISTAT, mostrano un aumento del 39,9% nelle certificazioni legate a tali disturbi nel corso dell’ultimo decennio, anche mentre il numero complessivo di studenti è diminuito. Questa realtà porta con sé interrogativi importanti sulle possibili cause e implica sfide per il sistema educativo e sanitario, senza dimenticare l’impatto sulle famiglie. Ci sono diverse questioni da affrontare: perché si osserva questo aumento? In che modo i disturbi influenzano il percorso scolastico di bambini e adolescenti? Quali indicatori possono aiutare a riconoscerli in modo anticipato? Per approfondire, abbiamo parlato con il professor Cristiano Termine, esperto in Neuropsichiatria Infantile.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento e l’ADHD sono classificati come disturbi del neurosviluppo. Rappresentano condizioni complesse, caratterizzate da alterazioni delle funzioni cognitive che ci permettono di interagire e adattarci con l’ambiente circostante. Questo include abilità fondamentali come la lettura, il calcolo e la capacità di mantenere l’attenzione. Si tratta di problematiche che affondano le radici in alterazioni neuronali, le quali possono manifestarsi già durante la vita intrauterina. Per quanto riguarda i DSA, le prime difficoltà emergono tipicamente all’inizio del percorso scolastico quando i bambini imparano a leggere o scrivere. Tuttavia, già in età prescolare possono esserci segni premonitori, come difficoltà nel linguaggio, che preannunciano problemi futuri nella lettura o nella scrittura.
Per l’ADHD, i segnali possono farsi notare quando i bambini sono ancora molto piccoli. Tipicamente, già nella fase prescolare è possibile identificare i bambini che potrebbero rientrare in questa diagnosi. La base di entrambe le condizioni è collegata a una struttura neurologica che non funziona in modo ottimale, quindi le pertinenti funzioni cognitive non vengono eseguite come dovrebbero quando effettivamente vengono richieste.
La genetica e altri fattori di rischio
Si parla spesso anche di una componente genetica legata all’insorgenza di queste problematiche. Tuttavia, non vi è un singolo gene responsabile. Bensì, si delinea un quadro più complesso, in cui diversi geni collaborano contribuendo a una predisposizione. È interessante notare che nel caso di gemelli identici, se uno di loro è colpito da ADHD, c’è una probabilità del 78% che l’altro gemello manifesti la stessa condizione. Questo evidenzia quanto il fattore genetico possa influenzare la comparsa di questi disturbi.
Vi sono però anche altri co-fattori di rischio che possono influire sull’emergere di DSA e ADHD. Ad esempio, problematiche durante la gravidanza o la nascita prematura possono aumentare il rischio di disturbi del neurosviluppo. In questo contesto, è fondamentale considerare come fattori ambientali possano interagire con una predisposizione genetica già presente. Di conseguenza, è cruciale monitorare questa interazione per prevenire o ridurre l’impatto dei disturbi nei bambini.
Campanelli d’allarme da non sottovalutare
Ai genitori è consigliato di prestare attenzione ad alcune difficoltà che possono manifestarsi nei più piccoli durante la fase prescolare. Problemi legati al linguaggio, inefficienze motorie o la difficoltà di autoregolare il comportamento e le emozioni possono essere segnali di allerta. Ad esempio, un’irritabilità eccessiva o una scarsa tolleranza alla frustrazione possono indicare la presenza di ADHD. È opportuno che i genitori seguano questi segnali e non li trascurino, poiché un riconoscimento precoce è cruciale per porre in essere le giuste strategie d’intervento. Essere attenti a questi aspetti può aiutare a garantire un supporto adeguato nel momento giusto.
La diagnosi e i passi successivi
Quando si tratta di diagnosticare disturbi come la dislessia, l’approccio dei professionisti consiste nell’eseguire una serie di prove di lettura per valutare non solo la velocità, ma anche l’accuratezza. Ad esempio, se un bambino presenta difficoltà a mantenere il ritmo in classe, questo può indicare la presenza di dislessia. Analogamente, diverse prove vengono condotte per rilevare l’ADHD, analizzando la capacità di attenzione e le eventuali risposte impulsive. Sono utilizzati anche questionari compilati da genitori e insegnanti, per avere una visione del comportamento del bambino nei contesti quotidiani, dato che talvolta i sintomi non emergono durante le valutazioni formali.
Una volta che la diagnosi è stata formulata, si procede con la preparazione di una documentazione specifica, in modo tale da garantire che la scuola sia a conoscenza della condizione del bambino. Destinato a favorire un passaggio sicuro nel sistema educativo, un Piano Didattico Personalizzato verrà implementato per adattare le metodologie didattiche alle necessità del bambino.
Attività extra-scolastiche e supporto
Un’attenzione particolare è dedicata ai percorsi di potenziamento al di fuori dell’ambito scolastico; queste attività sono progettate per aiutare il bambino ad affrontare le proprie difficoltà nella scrittura, nella lettura o nel calcolo. Servizi di Neuropsichiatria Infantile offrono varie opzioni, come logopedia, per affrontare le carenze linguistiche. Per i bambini che presentano ADHD, ci sono percorsi educativi e comportamentali che mirano a migliorare la gestione dell’attenzione e del comportamento, ed è fondamentale coinvolgere anche i genitori e gli insegnanti in formazione per utilizzare strategie adeguate nella vita quotidiana.
Impatti sul percorso scolastico
L’assenza di un’adeguata diagnosi e intervento può avere conseguenze molto negative per il percorso scolastico di un bambino. Senza il supporto necessario, le difficoltà vengono spesso amplificate, portando a complicazioni sul piano dell’autostima e delle dinamiche comportamentali, con il rischio di abbandono scolastico. È fondamentale intervenire precocemente per evitare che i ragazzi si trovino a fronteggiare seri problemi più avanti nel loro percorso formativo.
La formazione dei genitori e la crescita dell’autonomia
Il compito dei genitori diventa essenziale nel riconoscimento delle problematiche legate a DSA e ADHD, così come nell’acquisire le conoscenze necessarie per gestire le problematiche quotidiane. Tuttavia, è importante che non diventino figure eccessivamente assistenziali, in quanto ciò potrebbe generare una dipendenza dai genitori stessi. I percorsi di parent training possono essere una risorsa preziosa per supportare una gestione efficace, promuovendo l’acquisizione di autonomie da parte del bambino.
I disturbi come i DSA e l’ADHD sono considerati condizioni permanenti che non scompariranno mai, ma con l’adozione delle giuste strategie è possibile migliorare il modo in cui i bambini affrontano le loro difficoltà. Ciò che è cruciale è che, pur permanendo tali difficoltà, con approcci educativi adeguati, gli individui possono trovare metodi compensativi e gestire al meglio le sfide quotidiane.
Aumento delle diagnosi negli anni recenti e impatto del Covid
Negli ultimi anni, si è registrato un incremento significativo nel riconoscimento di DSA e ADHD, in parte a causa dell’aumento della consapevolezza sociale, ma anche delle problematiche legate alla pandemia di Covid-19. L’interruzione della vita scolastica e la ridotta interazione sociale hanno influito negativamente sullo sviluppo di competenze fondamentali. Infatti, i ragazzi, spesso esposti a stimoli rapidi e superficiali offerti dai social media, stanno lottando di fronte alle richieste tradizionali della didattica scolastica .
Bullismo e consapevolezza tra i coetanei
Importante è anche il tema del bullismo, spesso correlato all’ignoranza su questi disturbi. Effettuare interventi educativi sin dalla scuola primaria, dove si promuove l’accettazione delle differenze e si chiarisce che ognuno apprende a ritmi diversi, potrebbe ridurre il rischio di episodi di discriminazione. In questo modo, anche i bambini più piccoli imparerebbero a relazionarsi meglio tra loro, favorendo un ambiente scolastico più inclusivo.
Divario nelle diagnosi tra Nord e Sud
In Italia, ci sono differenze significative nella distribuzione delle diagnosi di DSA tra Nord e Sud. Mentre nelle regioni settentrionali si registrano alti tassi di certificazione, nel Sud è evidente un gap che può dipendere da molteplici fattori, come l’accesso limitato a servizi e risorse. Negli ultimi anni, il numero di certificazioni è rimasto piuttosto stabile, ma le disparità regionali suggeriscono che non tutti i casi vengono riconosciuti o gestiti in modo adeguato. Queste discrepanze rappresentano una sfida significativa, da affrontare per garantire uguali opportunità a tutti i ragazzi nel loro percorso scolastico.