Perché procrastiniamo, ossia il comportamento che tocca tante persone da vicino, epocale fra le cattive abitudini per eccellenza. Rimandare compiti e decisioni a chi sa quando, con la consapevolezza che questo potrebbe avere ripercussioni negative, è quasi un deserto comune.
Anche se non è propriamente una malattia, può rivelarsi un vero e proprio sabotaggio di noi stessi. Questo fenomeno non solo aumenta il livello di stress, ma può anche influenzare il risultato finale di ciò che dobbiamo fare. In questo viaggio tra questa problematica, scopriremo quali sono le radici, le cause e, soprattutto, come combattere la procrastinazione per vivere più serenamente e produttivamente.
Le ragioni che ci spingono a rimandare le cose affondano le loro radici in profondità, siano esse emotive o cognitive. Certo, uno dei motivi ovvi è la scarsa passione verso l’attività da svolgere. Però abbiamo anche la ricerca di gratificazione immediata, che ci porta a cedere al “gioco” del rimandare. Dall’altra parte, abbiamo la paura di un possibile fallimento e il perfezionismo che caratterizza alcune persone. Da una prospettiva più razionale, la procrastinazione è spesso indice di una gestione scarsa delle emozioni e carenze di autocontrollo.
Parlando di procrastinazione, non si può prescindere dall’attrazione nei confronti delle gratificazioni istantanee. È come se fossimo magnetizzati da quelle attività che sembrano più facili e meno faticose. Così, rinviamo quei compiti che richiederebbero sforzo e impegno, cedendo al richiamo di qualcosa che possa offrirci un piacere immediato. Il nostro cervello, ad esempio, è ‘programmato’ per cercare queste fonti di piacere veloce, fatte di dopamina, un neurotrasmettitore che gioca un ruolo cruciale in questo meccanismo. Anche se lo sappiamo, è semplice lasciarsi sopraffare dalla sensazione di benessere momentanea.
Dall’altro lato, esiste una paura che spesso ci frena: quella del fallimento. Rimandiamo un compito per evitare di affrontare quella che percepiamo come una battaglia persa. La possibilità di deludere le aspettative, sia nostre che altrui, diventa un peso opprimente. Questa è una trappola cognitiva che coinvolge specificamente chi vive con ansia da prestazione o presenta bassa autostima. Risulta quindi più comodo procrastinare, ma questo comportamento non fa altro che amplificare il rischio di un vero e proprio blocco in futuro, alimentando la spirale della paura.
Il perfezionismo, infine, gioca un ruolo centrale nella procrastinazione. Per chi è incline a questo conflitto interno, ogni compito deve raggiungere standard elevati, quasi impossibili da ottenere. Non si tratta di una scelta consapevole, bensì di una trappola mentale. Non si finisce mai un progetto, giacché esiste sempre uno spazio per migliorare. Questo porta a un incremento dei livelli di cortisolo, generando di fatto stress e insoddisfazione cronica. Così raggiungere l’ideale diventa un’illusione che intrappola e blocca.
Esistono varie tecniche che possono aiutarci a ritrovare l’equilibrio e la produttività nella vita quotidiana. Adottare metodi come il time blocking è un modo efficace per organizzare la giornata in blocchi temporali dedicati. Monitorare i progressi ci permette di sentirci più in controllo, così da ridurre progressivamente le ansie che ci affliggono.
Suddividere compiti grandi in sotto-obiettivi più piccoli è un’altra tattica vincente. In questo modo, è più facile percepire un senso di realizzazione e auto-efficacia che funge da carburante motivazionale.
Un altro strumento fondamentale è la rivalutazione delle emozioni negative. Comprendere e riconoscere le nostre ansie, come la paura del fallimento, è essenziale per affrontarle. Ciò che spesso ci frena sono proiezioni di stati futuri che stiamo vagheggiando, piuttosto che realtà tangibili. Concentrarsi sui dati concreti, osservando attentamente ciò che ci circonda, è una via per sciogliere quei vincoli emotivi. Questo processo è ciò che in psicologia viene definito autoregolazione, un’abilità cruciale da apprendere per superare le difficoltà quotidiane.
Lavorare sulla gratificazione differita è un’abilità da coltivare nel tempo. Si può iniziare mettendo in atto piccole strategie quotidiane: ad esempio, studiare per trenta minuti e concedersi cinque minuti di svago sui social media. Oppure fare una pausa ristoratrice dopo aver compiuto un’ora di lavoro impegnativo. Suddividere grandi compiti in attività più piccole e premiarsi ad ogni traguardo raggiunto porterà sicuramente un senso di soddisfazione. Queste azioni incrementeranno progressivamente la motivazione e la voglia di continuare a lavorare serenamente.
Attraverso queste tecniche e approcci diversi, è possibile rompere il cerchio vizioso della procrastinazione. Non resta che mettere in pratica questi suggerimenti e avviare così un cambiamento nella propria routine e, perché no, nella propria vita.
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