Il mondo del profumo è avvolto da tanti miti e curiosità, dalla scelta della fragranza giusta al modo in cui applicarla. In particolare, uno degli argomenti più dibattuti riguarda il perché si spruzzino le fragranze in determinati punti del corpo.
Si narra che i polsi, il collo e dietro le orecchie siano le zone ideali per diffondere il profumo, ma è veramente così? Cerchiamo di scoprire insieme più dettagli su questa pratica e su ciò che la guida. Ogni volta che si parla di profumi molti tendono a pensare che determinati punti del corpo siano i migliori per applicarli.
Gli esperti, così come la gente comune, spesso scelgono di spruzzare la fragranza sui polsi e nel collo, e vi è una ragione dietro a questa abitudine. Si dice che queste zone siano “punti di impulso“, dove le arterie sono più vicino alla pelle, il che potrebbe teoricamente contribuire a una diffusione migliore della fragranza.
Il ruolo del calore
L’idea è che il calore emanato da queste aree possa esaltare e attivare le note aromatiche, facendo sì che il profumo duri di più e si diffonda meglio. Tuttavia, c’è da dire che non vi sono prove scientifiche che dimostrino questa teoria!
In diverse occasioni, studi hanno messo alla prova la temperatura della pelle in vari punti del corpo e i risultati sono stati vari. Si è appurato che, a seconda della posizione e del movimento, ci sono zone del corpo che risultano più calde, ma non necessariamente corrispondono a quelle dove abitualmente si applica il profumo. È interessante notare che, oltre ai polsi e al collo, aree come la fronte o il palmo delle mani possono risultare più calde, dato che la pelle è sottile e il flusso sanguigno è vicino alla superficie.
Inoltre, esistono anche considerazioni pratiche da fare: posti come le ginocchia o la parte dietro le caviglie non sono zone comuni dove si spruzza il profumo proprio perché non ci si pensa e, inoltre, sono coperti dalla maggior parte degli abiti. Ricapitolando, non ci sono prove specifiche che i “punti di impulso” aiutino nella diffusione, ma ciò che rimane è la comodità e l’abitudine.
La termoregolazione e la diffusione del profumo
Il fenomeno della termoregolazione gioca un ruolo cruciale quando si parla di come diffonde un profumo. La temperatura della pelle, infatti, può influenzare la velocità di evaporazione delle molecole del profumo, e peccato che i punti caldi non sempre coincidano con quelli dove si applica il profumo. Quando la temperatura del corpo aumenta, tende anche ad accelerare l’evaporazione delle sostanze volatili nel profumo.
Le ghiandole sudoripare, che si trovano in diverse parti del corpo, possono contribuire a un incremento della temperatura in special modo quando si fa attività fisica. Tuttavia l’evaporazione del sudore ha un effetto di raffreddamento, il che complica un po’ la situazione. Così, mentre si spera che il sudore possa amplificare il profumo, in realtà, potrebbe creare un effetto opposto, con la conseguenza che il profumo potrebbe non diffondersi come sperato.
In sostanza, il processo di applicare il profumo e come esso si diffonde è influenzato non solo dai “punti di impulso“, ma anche e soprattutto dal controllo della temperatura e dall’ambiente circostante. Luoghi più caldi ben si prestano a una migliore diffusione e, sebbene non ci siano prove scientifiche che avvalorino la teoria dei “punti di impulso“, il contesto di applicazione rimane però fondamentale.
Profumo e tessuti: quanto dura realmente?
La questione di come e dove applicare il profumo non finisce qui, anzi si amplia quando si inizia a pensare anche alla durabilità delle fragranze sui tessuti. Sì, perché non si tratta solo di spruzzarlo sulla pelle, il profumo può anche rimanere intrappolato nei tessuti dei nostri vestiti, ma in realtà la sua permanenza può variare enormemente a seconda della tipologia di tessuto.
Un recente studio ha analizzato come il profumo si comporta su diversi materiali. I risultati indicano che i tessuti di cotone, ad esempio, tendono a trattenere le molecole di fragranza più a lungo grazie alla loro capacità di assorbire l’umidità, mentre tessuti più profumati come il twill con una trama più densa riescono a preservare le fragranze meglio rispetto a filati più leggeri. Ma non è solo la composizione del tessuto a giocare un ruolo, anche la densità e il numero di filati possono influire sul tempo di permanenza del profumo.
I divertenti dettagli entrano in gioco quando si pensa che, in un abbigliamento legato ad attività particolari, l’odore di un profumo potrebbe avere una persistenza diversa. Inoltre, la traspirabilità di un tessuto potrebbe influenzare la diffusione delle molecole aromatiche. Insomma, è un puzzle complesso di elementi fra cui non solo il tipo di profumo, ma anche la scelta dei materiali del vestiario.
Spruzzare un profumo può apparire semplice e scontato, ma dietro ci sono teorìe e soggetti scientifici che gettano luce su quanto ci apparisse famigliare. Sia che lo si applichi sulla pelle o sui vestiti, ciò che resta è che ci sono pratiche consolidate e scelte razionali dietro ogni spruzzo.