Nella puntata di “È sempre Cartabianca”, la conduttrice Bianca Berlinguer ha dato voce a Simona, fidanzata di Santo Romano, che ha voluto condividere la sua versione sui tragici eventi di quella notte fatale del 1-2 novembre, a San Sebastiano al Vesuvio.
Lo scontro tra amici è rapidamente degenerato in un episodio drammatico, con un giovane armato di pistola che ha sparato a Santo, il 19enne protagonista di questa storia triste. Le ricostruzioni iniziali sono ancora in fase di verifica e i dettagli sul caso sono sconvolgenti. La narrazione di Simona, che si appresta a raccontare quei momenti tremendi, è carica di emozione e ricordi.
La notte che ha cambiato tutto
Raccontando la serata incriminata, Simona ricorda l’atmosfera iniziale. “Eravamo assolutamente lì per festeggiare l’onomastico di Santo, come avremmo fatto qualsiasi altro giorno. Avevamo voglia di divertirci e di passare momenti spensierati tra di noi,” spiega. “Avevamo fatto una sosta a San Sebastiano, progettando di andare poi a Napoli. Ma, in un batter d’occhio, la situazione è sfuggita totalmente di mano.” Differente dai ricordi che circolano, Simona sottolinea che il loro gruppo ha subito intercettato un altro gruppo di ragazzi, un mix di giovani tra i 17 e i 20 anni. Subito, è emersa la tensione, con un ragazzo che ha accusato un amico di Simona di avergli pestato la scarpa, innescando così una serie di eventi inaspettati e drammatici.
Mentre Simona parlava, gli ordini si confondevano e le emozioni prendevano il sopravvento. Nonostante le intenzioni pacificatrici di Santo, la situazione ha cominciato a precipitare. “Santo ha solo voluto riportare un po’ di calma, anche se l’atmosfera era già tesa,” racconta. Le parole di Simona rivelano un forte senso di impotenza in un momento dove la violenza ha stravolto una serata che doveva essere di pura normalità.
Il momento del dramma
Mentre il racconto continua, Simona ricorda il momento preciso in cui ha sentito gli spari. “Non riuscivo a credere a quello che stavo ascoltando. La mia mente era in uno stato di confusione totale,” spiega. Quando ha visto Santo accasciarsi a terra vicino a una statua, la realtà l’ha travolta. “Era tutto così veloce, non potevo crederci. Ho sentito il suo nome e in quel momento ho capito che qualcosa di terribile era accaduto.” L’orrore ha preso il sopravvento, mentre Simona si precipitava verso di lui, realizzando la tragica portata di ciò che era successo.
La gravità del momento è difficilmente descrivibile con parole. La perdita di un giovane, con una vita di sogni e progetti di fronte a sé, ha colpito profondamente Simona, che ha voluto concludere il suo racconto sottolineando come il dolore di quella serata rimarrà impresso per sempre nel suo cuore. La storia di Santo rappresenta, a suo modo, una vita spezzata, un’incertezza che ha superato la semplice serata tra amici.
La risposta al dolore
Simona ha anche avuto modo di esprimere i suoi sentimenti riguardo il biglietto di scuse inviato dai genitori del giovane responsabile della morte di Santo. “Mi sembra assolutamente inutile,” afferma senza mezzi termini. “Nessuna lettera di scuse potrà riportarlo indietro. Non può restituire la vita che gli è stata portata via.” Con un tono carico di dolore, ha invitato i genitori del killer a immedesimarsi nel dolore della famiglia di Santo, in particolare della madre, Mena.
La lettera, secondo Simona, non è in grado di alleviare il peso dell’assenza, né di sanare le ferite che quella notte ha inflitto. “C’è un vuoto incolmabile che nessuna scusa potrà mai riempire,” conclude. Un dolore complesso e profondo che abbraccia non solo le famiglie coinvolte, ma l’intera comunità, costretta ad affrontare la cruda realtà della violenza e della perdita precocemente ingiustificata di una vita giovane.
La storia di Santo Romano e di quella notte drammatica solleva interrogativi e discussioni sulla sicurezza e sulle relazioni sociali, un tema di grande attualità che merita di essere esplorato e compreso a fondo.