I bassi ascolti della Rai, su cui le opposizioni hanno già intenzione di puntare il dito e che, non a caso, hanno ribattezzato “Tele Meloni“, cominciano a provocare delle tensioni all’interno della maggioranza governativa.
In queste ultime settimane, si stanno intensificando le discussioni su come evitare un ulteriore aumento del canone televisivo che già graverebbe sulle bollette degli italiani. A tal proposito, la Lega di Matteo Salvini ha proposto un emendamento specifico per preservare lo sconto applicato l’anno scorso, che ha ridotto l’odiato canone da 90 a 70 euro. Una precisazione è più che doverosa: tale sconto è stato finanziato attraverso tagli in altre aree di spesa pubblica, il che significa che, alla fine, il peso economico è sempre ricaduto sugli italiani.
A sollevare la questione della crisi degli ascolti è stato Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia. Secondo Gasparri, lo share è un parametro fondamentale nella televisione pubblica. “È cruciale non scendere sotto l’1 o il 2 per cento con i programmi, altrimenti la qualità della televisione stessa ne risente”, ha affermato, rimarcando come il pubblico giochi un ruolo da giudice. Infatti, ha puntualizzato che se un programma non attrae l’attenzione degli spettatori, nonostante sia potenzialmente interessante, il suo successo rimane compromesso.
“Se, per esempio, uno show ottiene solo lo 0.9 per cento di share, è chiaro che non sta attirando il pubblico come dovrebbe”, ha aggiunto. Questo richiamo si rivolge in modo piuttosto evidente verso alcuni programmi che hanno registrato ascolti deludenti, da quelli di Pino Insegno a quelli di Antonio Monteleone, così come a figure conosciute come Luca Barbareschi e Maria Latella.
Gasparri ha proseguito, sollecitando la Rai a dare la giusta importanza alla qualità dei contenuti trasmessi. “È un momento cruciale per il servizio pubblico. Ieri, come Forza Italia, abbiamo presentato le nostre proposte in una conferenza stampa, vogliamo che si ascolti la nostra voce. Ora, il dibattito si svolgerà in Commissione al Senato, dove ci sarà sicuramente l’opportunità di approfondire questi temi.” Un monito, questo, per ricordare che l’ascolto del pubblico e la qualità dei programmi debbano essere sempre al centro dell’attenzione.
Il senatore di Forza Italia ha poi fatto riferimento alle recenti dichiarazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in merito alla presenza della politica all’interno del servizio pubblico. Durante gli Stati Generali del Servizio Pubblico, il presidente ha sottolineato l’importanza di mantenere il servizio pubblico come “cornice di libertà e spazio di inclusione”.
Ha affermato che il canone pagato dai cittadini deve essere visto come un supporto per assicurare una TV equa e professionale, dove valori come l’originalità, la qualità e il pluralismo possano prosperare senza interferenze politiche.
Gasparri ha raccolto questo monito e l’ha girato, in un certo senso, alle opposizioni. “Il pluralismo è garantito dalle normative che abbiamo introdotto, seguendo le sentenze della Corte Costituzionale”, ha dichiarato. Secondo lui, è il Parlamento a dover esercitare una funzione di editori sostanziali del servizio pubblico.
“Tuttavia – ha avvertito – questo principio è stato leso e infranto dal partito a cui apparteneva Mattarella prima di diventare presidente, con leggi volute da Renzi, che ora desideriamo cancellare.” In questo contesto di scambio di responsabilità e visioni, appare evidente che la questione degli ascolti della Rai è solo un sintomo di un problema più vasto e complesso che coinvolge l’intero sistema della comunicazione pubblica in Italia.
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